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«Prendi un piccolo esempio, e saprai tutto quello che voglio dire». Così Platone introduce esempi matematici volti a illustrare snodi filosofici particolarmente problematici. Questo studio fornisce un’analisi sistematica di tali esempi e ne mostra la cruciale funzione psicagogica. Come un toolkit di oggetti paradossali che confondono l’anima e mettono in moto il pensiero, le matematiche degli esempi non veicolano rigore dimostrativo e calcoli esatti, ma inducono stati psichici di aporia e meraviglia. Proprio in virtù del loro sguardo biforcuto, rivolto non solo verso l’alto ma anche verso il basso, le matematiche hanno il potere di risvegliare l’anima e di trainarla verso le Idee.
«Prendi un piccolo esempio, e saprai tutto quello che voglio dire». Così Platone introduce esempi matematici volti a illustrare snodi filosofici particolarmente problematici. Questo studio fornisce un’analisi sistematica di tali esempi e ne mostra la cruciale funzione psicagogica. Come un toolkit di oggetti paradossali che confondono l’anima e mettono in moto il pensiero, le matematiche degli esempi non veicolano rigore dimostrativo e calcoli esatti, ma inducono stati psichici di aporia e meraviglia. Proprio in virtù del loro sguardo biforcuto, rivolto non solo verso l’alto ma anche verso il basso, le matematiche hanno il potere di risvegliare l’anima e di trainarla verso le Idee.
Abstract
In Nicomachean Ethics 2.4 Aristotle distinguishes between virtuous action and acting virtuously: a virtuous action counts as virtuously performed if done with knowledge, chosen for its own sake, and from a stable character. Since the ‘same’ action can be performed virtuously or non-virtuously, interpreters have concluded that these ‘agential conditions’ are indifferent incidental features with no bearing on the virtuous character of the action. I propose that they are instead ‘perfections,’ i.e., constitutive features of virtuous action as such, admitting of degrees. Unlike the alternative interpretation, my proposal fully harmonizes with three important Aristotelian doctrines: that action from virtue is prior to action merely in conformity with virtue; that character virtue is a perfection of human beings; and that practical life is not properly characterized in transitive, productive terms. My proposal still allows for a generic sense of ‘sameness’ in which the ‘same’ action may be virtuously or non-virtuously performed.
Abstract
Socrates has an implicit argument for his afterlife story that concludes the Gorgias, with two key premises. One is at 527a–c, where he summarizes the ethical position he has been arguing for through most of the dialogue, regarding the intrinsic goodness of justice, the intrinsic badness of injustice, and the desirability of rehabilitative punishments. The second occurs at 507e–508a, where Socrates asserts that the universe is held together by justice. This argument explains why Socrates regards his story as a logos, not merely a muthos. It also helps us understand the nature of the rewards and punishments in his story.